A seguito della crisi che ha colpito la nostra economia nel 2007-2008, è aumentato sempre di più il peso che ogni azienda da alla propria situazione finanziaria. Valutare il bilancio aziendale (che si tratti di un’impresa piccola, media o grande) ha sempre avuto un ruolo fondamentale, ma sembra che questo aspetto abbia ottenuto un risalto particolare negli ultimi anni. In questo breve articolo proveremo a individuare luci e ombre di tale mentalità, ragionando sull’effettiva rilevanza dell’aspetto finanziario e di quello umano.
Valutare il bilancio aziendale
Il bilancio è un indice fondamentale delle dimensioni e dell’andamento di un’azienda. Segnala se l’impresa è in crescita, se il trend economico è positivo o negativo, se effettivamente le vendite ci sono o meno. Ha quindi uno scopo conoscitivo e di controllo. È indiscutibile che la sopravvivenza di qualsiasi organizzazione sia appesa all’andamento finanziario. Essere in attivo non solo da la possibilità di crescere, ma fa la differenza tra la vita e la fine di una realtà aziendale. Se viene rilevato un andamento negativo per diversi anni, l’impresa è in crisi.
Valutare il bilancio aziendale è un aspetto vitale, anche perché rappresenta, oggi, un vero e proprio biglietto da visita. I soggetti che possono essere interessati a conoscere il bilancio di un’impresa sono numerosi:
- gli investitori
- gli enti finanziatori (come le banche)
- i soci
- i fornitori
- i clienti
- i dipendenti
Con questo documento molto articolato vengono determinati, quindi, molti rapporti esterni. Quale finanziatore accorderebbe, per esempio, un prestito senza le dovute garanzie economiche? Ciò che verrà preso in esame saranno il Risultato economico al termine di un esercizio e lo Stato patrimoniale dell’azienda. Se però approfondiamo i criteri con cui vengono determinati Attivi e Passivi, possiamo cominciare a intuire come il bilancio non sia effettivamente rappresentativo del vero valore di un’azienda.
Oltre ai dati numerici
Le Risorse umane, pur essendo un punto cardinale nel capitale aziendale, non vengono né menzionate né prese in considerazione nella colonna delle Attività del bilancio di un’impresa. Questo è un limite enorme se si valuta un’azienda, come effettivamente accade, soltanto sotto il punto di vista finanziario. Se da una parte le Risorse umane sono considerate dagli economisti mondiali come il valore aggiunto di qualsiasi realtà, dall’altra continuano a non essere un criterio preso sufficientemente in considerazione. Vengono trascurate nel corso di fusioni e azioni integrative, vengono dimenticate nella valutazione del patrimonio; ma rimangono la prima causa di disfunzioni e inefficienze.
Il capitale umano non ha solo un ruolo decisivo nel bilancio finale, ma ha un potenziale che travalica l’aspetto economico. Il contributo reale dei dipendenti, malgrado il peso evidente, non viene tenuto in considerazione come dovrebbe perché non convertibile in dati numerici. Quanti dirigenti hanno provato a calcolare l’effettivo potenziale delle proprie Risorse umane? Quanti investono davvero sulla gestione e sullo sviluppo, comprendendone fino in fondo il ritorno economico? Questo è un problema che dovrà essere risolto in futuro, sia individuando strumenti adatti al calcolo del potenziale economico del capitale umano sia sradicando la convinzione che un’azienda sia prima di tutto una serie di numeri. Una sfida tanto complessa quanto allettante, per cominciare a valutare il bilancio aziendale e lo Stato patrimoniale sotto ogni punto di vista.